La Riviera dei Ciclopi

La chiamano Riviera dei Ciclopi , in memoria dei mitici giganti che secondo le leggende tramandate nei secoli popolavano la zona del Castellese. Secondo la leggenda l’arcipelago che si trova di fronte l’abitato di Acitrezza è il frutto della collera del ciclope Polifemo che scaglio’ degli enormi massi contro Ulisse e le sue navi dopo che era stato accecato dall’eroe greco. Ma il nome contiene anche il fascino di un territorio che dalla collina scivola repentino a mare e che è stato modellato nel tempo dall’attività vulcanica , con le sue stupende Grotte di Ulisse a Cannizzaro o quelle della Riserva Naturale “Complesso Immacolatelle e Mincio Conti”, al confine con Ficarazzi.

In questo luogo, è possibile ammirare i basalti colonnari e in particolare quelle Vulcaniti pressoché uniche al Mondo “I mega pillow” ossia colonne di lava concentriche o a raggiera di enormi dimensioni. Qui è nata l’Etna. Il Vulcano più giovane del mondo infatti, è nato qui con le sue eruzioni sottomarine, ed è qui, con le sue colate più antiche, si osservano quelle più recenti subaeree comprese tra il 122 a.c. E il 252 d.c. Passeggiare in questo territorio, è un passeggiare in un parco geologico.

Nel territorio di Aci Castello sono presenti delle particolari vulcaniti formatesi in ambiente sottomarino fra i 500.000 ed i 600.000 anni fa, quando la zona, sommersa dal mare, corrispondeva ad un vasto golfo noto come Golfo preetneo. Le numerose fratture sul fondale poco profondo costituirono il veicolo per delle eruzioni sottomarine, testimoniate dalla presenza delle argille dell’antico fondale tra gli interstizi della roccia. L’argilla, a causa dell’alta temperatura della lava, ha subito una profonda trasformazione, originando la marna che ricopre parte dell’isola Lachea e della cima del Faraglione grande. Il contatto fra l’argilla e la lava ha determinato straordinari fenomeni metasomatici il cui risultato é stato la formazione di particolari minerali, le “zeoliti”, tra le quali quello conosciuto come analcime é tipico dell’isola Lachea.

Area marina protetta “Isole Ciclopi”

Dal 1993 il tratto di mare da cui emerge l’arcipelago formato dai Faraglioni e dall’Isola Lachea è diventato Riserva Naturale Integrale.
La gestione della riserva è affidata al Centro Universitario CUTGANA, che prosegue così una lunga tradizione che lega questa zona marina ai centri accademici e che cominciò nel 1899, allorché il Marchese Gravina cedette l’isola(meta di eremiti per le sue grotte scavate in età preistorica) e gli adiacenti sette scogli all’Università degli Studi di Catania.

Del resto, la particolare composizione morfologica del territorio (modellato dall’azione di magma e acqua e ricco di micro-ambienti con falesie alte e basse, grotte marine, insenature, scogli e isolotti) ha da sempre attratto gli studiosi. Qui, sui fondali di struttura lavica che scemano velocemente nel mare Jonio diventano, sotto i 20 metri, sabbiosi e argillosi, arriva il ricco plancton portato dalle correnti fin dallo Stretto di Messina. Non a caso la fauna Marina è molto ricca e variegata: poriferi, gargonacei, briozoi,crostacei (da segnalare, nell’Isola Lachea, la presenza di una specie endemica di lucertola, la Lacerta sicula ciclopica)
Ricca e variegata è anche la flora, con la Posidonia oceanica, alghe rosse calcaree, spugne, idrozoi.

L’Isola Lachea

Alcuni storici riferiscono che l’isola Lachea fu occupata dai fenici che vi costruirono delle fortificazioni, altri che é stata un luogo di culto; oggi vi si trovano due abitazioni scavate nella marna, che, pare, siano state abitate nel 500 da un certo Rosiniano e nel ’647 da un certo Giovanni. Esse, date le dimensioni, non furono, certo, costruite da un solo uomo; secondo alcuni studiosi, infatti, sono tombe costruite dai Siculi, che trovarono sull’isola una roccia che permetteva loro di scavarla secondo il sistema utilizzato a Pantalica. Altre tombe, oggi distrutte, dovevano essere presenti sull’isola; una, di fronte al faraglione grande, nel secolo scorso, fu scoperchiata dal mare e lasciò uscire fuori degli scheletri.
La presenza di antichi uomini sull’isola è provata dal ritrovamento, nel secolo scorso, di un’ascia di diorite, risalente all’età della pietra.

Nel ’700, durante le incursioni saracene, i bizantini costruirono una fortezza sulla rupe di Acicastello e fortificarono l’isola e, più tardi, verso il 1500 vi si costruì una torretta. Alla fine del 1600, i Principi Riggio resero abitabile il territorio di Trezza e più tardi, per difenderlo dal mare, a forza di mine, abbatterono una parte dell’isola per creare uno sbarramento fino al Faraglione grande, ma la furia del mare rese vano il tentativo.
Nel 1828, l’isola entrò a far parte del Comune di Acicastello, ma restò in mano ai Gravina, che nel 1899 la assegnarono all’Università di Catania per essere utilizzata come centro studi. Si tentò di costruire un acquario e una stazione di biologia marina ma poi, in realtà nacque un piccolo, ma prezioso, museo ittico e, grazie al custode, si diede possibilità per decenni alla natura di proliferare rigogliosa fra quelle rocce millenarie che divennero sempre più oggetto di ammirazione dei visitatori di ogni parte del mondo.

Nel 1982, la sera del 23 giugno, vigilia della festa di San Giovanni, patrono di Acitrezza, l’isola e i Faraglioni si illuminarono grazie ad un complesso impianto elettrico steso sopra e sott’acqua. L’artificio, tuttavia durò poco e tutto fu eliminato. Un decreto del 7 dicembre 1989 ha reso la zona che circonda l’isola Lachea Riserva Marina, affidata all’Università di Catania e gestita dall’Ispettorato Centrale Difesa del mare, tramite la Capitaneria di porto di Catania, con l’intento di tutelare l’ambiente. L’istituzione della Riserva permette la giusta difesa e conservazione delle caratteristiche della nostra isola, uniche non solo nel bacino del Mediterraneo, ma nel mondo.


Per maggiori informazioni

Sito web dell’Area Marina Protetta Isole Ciclopi: www.isoleciclopi.it

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