L’ecomuseo come strumento di coesione sociale e sviluppo culturale.
Museo di identità culturale collettiva, museo del territorio, museo diffuso, museo a cielo aperto, museo di comunità, museo delle tradizioni locali, museo della memoria, museo atelier, museo villaggio (Cresta, 2007; Incani Carta, 2013; Garlandini, 2014): svariate sono le definizioni date agli ecomusei, e le dispute terminologiche sulle definizioni continuano ancora. D’altronde, esse si riferiscono alle realtà sociali, che per loro natura sono in continua evoluzione e, dunque, in trasformazione, e proprio per tale motivo i vari tentativi di definizione avanzati non possono certamente risultare condivisi univocamente e, pertanto, validi per tutti i modelli ecomuseali esistenti.
Cosa sia un ecomuseo, dunque, “rischia in molti casi di essere ancora una questione incerta, da un lato perché la nozione lascia spazio a numerosi fraintendimenti, dall’altro perché le realtà presenti sul territorio che si definiscono ecomusei rispecchiano situazioni e impostazioni fortemente differenziate” (Dell’Agnese, 2017,1). Numerose sono, tra l’altro, le istituzioni che hanno utilizzato, in maniera impropria e più o meno legittima, il termine ecomuseo, facendo crescere, così, lo stato di confusione intorno a questa tipologia museale (Maggi, Faletti, 2000). E c’è finanche chi, senza mezzi termini, afferma che l’ecomuseo non è affatto un museo, giacché esso definisce qualcosa che rappresenta il territorio, con la propria storia, ma pure con la cultura viva della gente che lì risiede, dunque non solo una manifestazione statica del luogo, ma anzi una realtà dinamica in continua trasformazione (Dell’Agnese, 2017).
È certo, comunque, che il termine “ecomuseo” fu “introdotto in Francia nel 1971 da Hugues de Varine, direttore allora dell’ICOM e ideatore della stessa moderna struttura ecomuseale. Ma lo stesso de Varine nella prefazione del libro di Reina “Gli ecomusei. Una risorsa per il futuro”, afferma testualmente: “ho avuto a lungo rimpianti per la scelta di questo termine, avrei preferito la formula ‘museo comunitario’, poiché non prevede il prefisso ‘eco’, spesso associato dalle persone a ‘ecologia’ o ‘economia’ (2014, 11).
Il modo più agevole per cercare di comprendere cosa sia l’ecomuseo è quello di confrontarne le caratteristiche con quelle del museo tradizionale (Tab. 1).
Tab. 1 Differenze tra museo tradizionale ed ecomuseo secondo Boylan (Maggi, Faletti, 2000; Cresta 2007)
CRITERI | MUSEO | ECOMUSEO |
Spazio di riferimento | l’edificio | il territorio |
Focus dell’interpretazione | la collezione | il patrimonio in senso olistico |
Priorità organizzative | disciplinari | interdisciplinari |
Pubblico di riferimento | i visitatori | la comunità |
Controllo politico | il museo e i suoi organi | la collettività e i suoi organi |
Il museo espone una collezione di oggetti materiali selezionati in una sede chiusa, un edificio, ha i visitatori come utenza primaria ed è gestito da una struttura composta da operatori specializzati; invece l’ecomuseo narra dell’intero patrimonio materiale e immateriale di un territorio esteso oltre i confini del museo e della stessa gente che lì vive, la cui sede è rappresentata da diversi ambienti aperti oltre che da quelli chiusi, si propone, come utenza primaria, alla comunità locale, oltre che ai visitatori esterni, coinvolge nella gestione principalmente la comunità locale e per la realizzazione mette in atto una rete di relazioni che coinvolgono diversi interlocutori sia a livello locale che extralocale (istituzioni pubbliche, operatori culturali, associazioni, produttori, esperti, ecc.).
L’ecomuseo non è, dunque, un edificio-contenitore, non è una realtà statica, ma anzi è un complesso sistema che coinvolge numerosi attori, un’articolata struttura che si snoda lungo percorsi e mappe culturali, rappresenta le culture del passato, ma pure quelle attuali; espone le caratteristiche emergenze fisiche, ma esalta pure le radici e le identità dei luoghi e delle persone, delle quali racconta le idee e la storia collettiva tramite l’esposizione in situ degli oggetti di uso quotidiano che rappresentano significativi elementi della memoria comunitaria (Davis, 2011).
Un elemento fondamentale dell’ecomuseo, uno degli aspetti caratterizzante di questa particolare tipologia museale, è il “patto con la comunità”, l’impegno, cioè, della comunità di prendersi cura del territorio allo scopo di promuoverne lo sviluppo attraverso il recupero e la promozione della sua identità (Gavinelli, 2007, 9).
Numerosi sono pure i ruoli, le funzioni e le speranze affidate a questa moderna tipologia di “museo”: l’ecomuseo come strumento di “conservazione e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e dell’insieme dei beni culturali materiali e immateriali” (Reina, 2014, 53), l’ecomuseo come mezzo di promozione territoriale, come nuova formula turistico-culturale, l’ecomuseo come elemento di tutela delle identità delle comunità locali, come risorsa del futuro, come “cooperativa di persone e risorse” (de Varine, 2014).
Il museo, dunque, si adatta a nuove esigenze, allarga il proprio campo di azione e le proprie funzioni, oltre che nel campo territoriale, pure in quelli d’intervento sociale e culturale: ecco che ai musei tradizionali, che comunque oggi tendono ad evolvere ed indirizzarsi verso questa moderna formula museale, si affiancano sempre più numerose le diverse tipologie di strutture ecomuseali.
D’altro canto, per rappresentare compiutamente la cultura di una comunità non è sufficiente esporre opere d’arte, quadri, sculture, manoscritti, reperti archeologici, ma è necessario presentare anche gli elementi immateriali delle azioni della vita quotidiana delle comunità locali più rappresentativi dello stile di vita popolare, e non soltanto elementi tipici e della tradizione, strumenti di lavoro artigianale, delle campagne e delle fattorie, gli stessi edifici e i manufatti tipici del mondo contadino e artigiano, ma pure i canti e i racconti, le danze popolari, le feste religiose e, finanche, gli ambienti naturali e intere aree paesaggistiche che all’interno di un tradizionale museo non è possibile contenere. Tutti elementi, questi, della diversità culturale, componenti originali e d’identità dei diversi gruppi umani, frutto e testimonianza delle differenti esperienze sociali, capaci di favorire l’affermazione delle rispettive realtà culturali e di alimentare le creatività in tutte le sue specificità.