Cinema

Terra di Aci: Un magico set per il cinema

I luoghi e i colori della “Riviera dei Ciclopi” hanno sempre esercitato un fascino particolare sui cineasti in cerca di atmosfere magiche per ambientare i loro film, dai tempi del muto fino ad oggi. Il film più famoso, considerato uno dei capolavori della cinematografia mondiale di tutti i tempi, è “La Terra trema” di Lucchino Visconti, ispirato al romanzo di Giovanni Verga “I Malavoglia”, girato ad Aci Trezza nell’inverno del 1947 e presentato nel 1948.

Altri film, girati nel corso degli anni, nel territorio di Aci Castello sono:
“Capitan Blanco” (1914) di Nino Martoglio – girato ad Aci Trezza
“Casa mia donna mia” (1923) di Charles Krauss – girato ad Aci Trezza
“Agguato sul mare – Glauco e Scilla (1955) di Pino Mercanti – girato ad Aci Trezza
“Gitarren” (1959) di Hans Depe – girato ad Aci Trezza
“Porcile” (1969) di Pier Paolo Pasolini – girato ad Aci Castello
“La figliastra” (1976) di Eduardo Mulargia – girato a Ficarazzi ed Aci Castello
“Il bello di mamma” (1980) di Rino Silvestro – girato ad Aci Castello e Aci Trezza
“Nessuno” (1992) cortometraggio di F. Calogero – girato ad AciTrezza

La Terra trema di Luchino Visconti

Il film, ispirato al romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga, dura circa 160 minuti. Oggi si trova, oltre che in versione originale home video, in versione restaurata. L’ultima versione, ancora in bianco e nero, che è stata curata per il cinema e in generale per gli appassionati di cult movie, presenta fotogrammi molto nitidi; sicchè il film che ha lanciato Acitrezza nel mondo può vivere altri cento anni. Sceneggiato dallo stesso Visconti, era stato immaginato come primo episodio di una trilogia sulla riscossa delle masse siciliane contro lo sfruttamento. Si narra del pescatore ‘Ntoni che si ribella allo strapotere dei grossisti del pesce ed ipoteca la casa pur di mettersi in proprio. Sembra che ci riesca, ma una tempesta gli fa naufragare la barca.

La banca gli sottrae la casa, i paesani gli voltano le spalle, la famiglia si sgretola. Per sopravvivere ‘Ntoni è costretto a tornare, sconfitto, dai grossisti. Francesco Rosi e Franco Zeffirelli erano nel film gli aiuto registi di Visconti. Gli attori non erano professionisti, ma gente del luogo. Antonio Arcidiacono (‘Ntoni Valastro) e le sorelle trezzesi Agnese e Nella Giammona furono, tuttavia, molto apprezzate dalla critica.

Francesco Rosi su La terra trema di Francesco Rosi

«In principio, Visconti aveva intenzione di fare non uno, ma tre film; anzi, diceva, tre documentari: uno sui pescatori, uno sui contadini e uno sui minatori. Tutti e tre in Sicilia, sulla Sicilia. Tutti e tre, aspetti diversi della stessa lotta di esclusi contro le avversità degli uomini e delle cose.
L’intenzione di portare a termine gli episodi della trilogia sul mare, sulla terra e sulla miniera di zolfo effettivamente c’era in Visconti; ma quello che io credo sicuramente prima di tutto desiderasse era fare un film da I Malavoglia di Verga e siccome il tema di quel romanzo coincideva con quello che sarebbe stato l’episodio del mare nella trilogia, parte comunque, nel 1947, per girare un documentario sui pescatori, ad Acitrezza, paese di ‘Ntoni e dei vinti di Giovanni Verga. I soldi erano pochi, pochissimi.

Quindi la composizione della troupe era quella per un documentario. Non c’erano scenografo, costumista, arredatore, script, aiuti ed assistenti dei vari reparti. Non c’erano segretarie e segretari. Non c’erano grù, nè dolly, ma una Debrie 300 e pochi metri di carrello.

Non c’era sceneggiatura, quindi non c’era piano di lavorazione e neppure preventivo. In più, dei pochissimi elementi che componevano la troupe, per lo meno un terzo non aveva mai fatto cinema: il direttore della fotografia, gli aiuti-registi, l’ispettore di produzione. La Terra Trema fu un’avventura. Ma non pericolosa nè catastrofica. Una felice ed esaltante, anche se dura, esperienza di lavoro per chi ebbe la fortuna di parteciparvi, un’opera fondamentale per la storia del cinema.

Gli attori furono tutti scelti tra i pescatori e la gente di Acitrezza. Ma Visconti non si accontentava dell’autenticità dell’uomo della strada. Da quella gente semplice e ignara delle regole del mestiere dello spettacolo, esigeva la disciplina e il dominio del mezzo che solo un attore professionista avrebbe potuto avere. Il film veniva girato in presa diretta e la recitazione era considerata non una transizione per una fase successiva, la sincronizzazione, ma il momento definitivo, immodificabile.
Pretendeva, e ci riusciva, riprodurre, mitizzati già dall’atto creativo, alcuni momenti del comportamento reale di quelle persone che, quasi naturalmente, finirono poco a poco per identificarsi nei personaggi della sua finzione. I dialoghi li scriveva con l’aiuto degli stessi attori che gli comunicavano la maniera più vera di come avrebbero espresso nella vita quei sentimenti che egli andava loro proponendo per lo sviluppo della sua storia. Naturalmente un metodo simile presuppone poca preoccupazione del tempo: la lavorazione del film richiese sei mesi di riprese.

La troupe, come quasi sempre una troupe di cinema, era un mondo eccezionale. Visconti poteva chiedere l’impossibile, lo otteneva. Un giorno gli venne voglia di riprendere la scena con un movimento di grù.
La grù non c’era, come ho detto, e in qualche ora di lavoro, con l’aiuto dei carpentieri costruttori di barche, fu pronta una grù di legno, una stupenda macchina leonardesca. Oggi tutto ciò appare più che normale. Ad Acitrezza, trenta anni fa, con a disposizione i mezzi per un documentario, aveva del miracoloso. La gente del paese partecipava a questa continua improvvisazione: dava una mano ai macchinisti o agli elettricisti, qualcuno cominci? ad aiutare Zeffirelli e me per i movimenti delle comparse di fondo. I pescatori, i grossisti rivenditori di pesce, i muratori, tutti si dividevano tra il loro lavoro reale, quello di scena come attore, e quello fuori scena, senza che ci fosse il minimo accenno di alienazione.

Quando tutto era pronto, si girava il rientro delle barche dalla pesca notturna: un concentrato di movimenti dal mare, rintocchi di campana da terra, voci dalle barche annuncianti l’esito della pesca e voci di risposta dal molo, dei grossisti e dei rivenditori. Una magia che durava qualche minuto. Poi, tutto da capo. Poi, il sole si faceva più forte, la luce non era più quella giusta e allora si passava a un’altra sequenza; tra l’una e l’altra c’era un momento di pausa: il caffè e un panino nell’osteria delle ragazze Giammona, le attrici del film, che recitavano, ci servivano a tavola e tornavano a recitare.

E siamo arrivati alla fine, all’uscita del film al Festival di Venezia. Indimenticabile serata. Per G. Sadoul, il maggiore dei critici francesi del tempo, La terra trema è: una grande opera del realismo costruita come un romanzo e priva del sentimentalismo di altre opere di quel periodo».

Porcile di Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini ritrasse in una sua pellicola il Castello arabo-normanno di Aci Castello nell’anno 1969.